Trento, 26 febbraio 2007
«SUL CLIMA TRENT’ANNI DI RITARDO»
Il bilancio energetico è la vera sfida del futuro
La parlamentare verde Grazia Francescato intervenuta a Trento al seminario
di formazione politica “Alex Langer”
da l’Adige di lunedì 26 febbraio 2007
«Il cambiamento climatico? Vent’anni fa ci bollavano come catastrofisti ed eretici, ora è un problema riconosciuto da tutti, ma abbiamo accumulato un ritardo di trent’anni per affrontarlo». Grazia Francescato, parlamentare e componente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici alla Camera dei Deputati, è intervenuta ieri al Palazzo della Regione a Trento nell’ambito del seminario «I cambiamenti climatici, come fermare la febbre del pianeta» organizzato dalla Scuola di Formazione Politica Alex Langer.
«Sono qui per Alex, ma dopo tanti anni provo ancora pudore a parlare di lui», confessa. Il problema del cambiamento climatico non porta a cambiamenti graduali, ma ad un rovescio esponenziale e drammatico della situazione planetaria, anche se tra gli scienziati non c’è ancora unanimità di vedute. «Cosa fare? Quanto tempo ci rimane? I fattori critici sono due, Tempo e Complessità. Abbiamo poco tempo e una elevata complessità da gestire. Ma dobbiamo puntare decisamente sull’efficienza energetica e sull’energia rinnovabile, che sicuramente non sono dannose, e poi tanta e tanta innovazione tecnologica». Il protocollo di Kyoto è solo un primo passo, ma largamente non condiviso.
«All’appello mancano Usa, India, Cina, e tutti i paesi in via di sviluppo. Ma anche tra chi lo ha sottofirmato ci sono paesi poco diligenti. Con il governo precedente l’Italia ha aumentato le emissioni di Co2 del 12%, passando dal 6 al 18%. E come noi molti altri paesi europei. Ma se sul piano tecnico Kyoto non serve a molto, è fondamentale su quello politico». Le tre fasi di svolta vertono su Energia, Trasporti, Edilizia. I carburanti fossili si stanno esaurendo, si deve puntare sul risparmio energetico e sulle energie rinnovabili ma con attenzione. «Con la “lenzuolata” di Bersani, che prevede incentivi e contributi per iniziative di risparmio energetico a famiglie e imprese, il rischio è quello di finanziare impianti che mangiano più energia di quella che producono. Il bilancio energetico è la sfida del futuro».
Ma un’altra eresia si sta affacciando, e che nessuno è disposto ancora ad affrontare. «Limitare i consumi, non crescere, togliere il segno più dall’economia, questa è la vera eresia», sostiene Grazia Francescato.
Ma come si è arrivati a tutto questo, e perché? «Nel secolo appena trascorso ci hanno illuso che la crescita è infinita, che non esistono limiti. Neanche nella vita umana. Gli americani si illudono di risolvere tutto con la tecnologia e con nuovi mercati. Ci siamo illusi che al vertice della piramide ci sono gli esseri umani, ma è solo un falso senso di onnipotenza. Konrad Lorenz ci aveva avvisati, molto più veloce del degrado della natura è il degrado dell’uomo. E i segni ci sono tutti. Non riusciamo più a sopportarci, non prestiamo ascolto. Perdere l’umanità è molto peggio del degrado ambientale. Ci serve un salto di qualità della coscienza collettiva, recuperare la solidarietà con l’altro e con l’ecosistema nel quale viviamo, altrimenti finiremo per diventare solo merce. Robert Frost lo aveva predetto: non so se la Terra finirà con il fuoco o con il gelo, ma l’odio andrà benone per distruggere il mondo». |
Trento, 25 febbraio 2007
INVESTIRE SU ENERGIA E TRASPORTI
Francescato indica le priorità: «Il blocco? Un palliativo»
Il deputato: «Sull'ambiente, occorre
una conversione insieme culturale e politica».
dal Corriere del Trentino di domenica 25 febbraio 2007
Energia, sistema dei trasporti e bioedilizia. Sono questi, a giudizio dell'onorevole Grazia Francescato, i punti nodali sui quali intervenire per «arginare» il cambiamento climatico in corso. Non è solamente la politica, tuttavia, ad essere richiamata alle sue responsabilità dalla parlamentare dei Verdi, che sembra auspicare, invece, una vera e propria rivoluzione culturale. «Recuperare il senso del limite». Questo, in estrema sintesi, l'obiettivo che, a suo giudizio, deve porsi la società occidentale dopo l' “ubriacatura” novecentesca.
Quanto all'iniziativa della domenica senz'auto, Francescato è tranciante: «Ben venga il suo valore simbolico, ma resti la consapevolezza che si tratta di “pannicelli caldi” per un ammalato grave». Stesso concetto espresso anche da Marco Boato, che aggiunge: «Non gioisco nel dirlo, ma il Trentino non solo non è un'avanguardia nel campo delle politiche ambientali, ma deve ancora recuperare un grave ritardo rispetto alle regioni europee confinanti».
L'APPUNTAMENTO — Non sono bastate le poltrone della sala Rosa della Regione, ieri pomeriggio, ad ospitare le persone accorse per assistere alla relazione della Francescato, invitata dalla Scuola di formazione politica e culturale “Alexander Langer”. Il presidente del Wwf trentino, Francesco Borzaga, quello di Italia Nostra, Paolo Mayr, il consigliere dei Verdi, Roberto Bombarda, ma anche tanta gente comune. Un’inverno senza neve e con il cappotto nell'armadio ha convinto anche i più ottimisti: qualcosa non va.
FRANCESCATO — «Non troppi anni fa – ha osservato la Francescato – chi parlava di cambiamenti climatici era guardato come uno che professa un'eresia. Oggi, quell'eresia è diventata ortodossia. Tutti si rendono conto che sta succedendo qualcosa. Il pericolo, quello più subdolo, è che ci si appropri di quelle idee, per riconvertirle nel mercato. Mi spiego. Oggi la parola biomassa è diventata una sorta di parola mantra, la si ripete in continuazione, anche a sproposito.
Non molto tempo fa, mi sono imbattuta in un progetto di centrale alimentata a biomassa proposto ad una giunta nel Salento. Aveva un solo neo: il legname partiva dall'India, raggiungeva Rotterdam via nave e da lì, su gomma, veniva trasportato fino al Salento. Di truffe come queste, dobbiamo attendercene molte». Mandare in pensione il motore a scoppio, investire nella bioedilizia e nei biocarburanti da prodursi in loco, sono tre dei grandi obiettivi che la Francescato indica agli amministratori. Sul governo, l'ottimismo in questo momento non può mancare. «Il dodecalogo – afferma sorridendo – mi sembra buono, il tema dell'energia è posto come prioritario. I Dico sono “scivolati” e incassiamo il sì alla Tav. Ma per noi il problema è sempre stato quello del come procedere, ossia insieme alle popolazioni locali e mi pare che Prodi sia d'accordo».
BOATO — «Ben vengano – aggiunge Boato a margine dell'incontro – iniziative di testimonianza come quella delle domenica senz'auto. L'importante è che aiuti a far capire non solo che un altro stile di vita è possibile, ma necessario. Se qualcuno si pensasse che queste misure sono in qualche modo sufficienti, ingannerebbe se stesso e gli altri».
Secondo Boato, che già nei primi anni '90 girava il Trentino, insieme ad Antonio Zecca, per mettere in guardia dai rischi del cambiamento climatico, quello che serve è «una conversione culturale e politica». «Dobbiamo stare attenti – afferma – a far passare palliativi come il blocco del traffico, come cure, ma anche a generare nella gente senso d'impotenza. Occorre che non solo la politica, ma anche i soggetti imprenditoriali, sociali, sindacali facciano interamente proprie certe sensibilità. La scuola, poi, ha un ruolo decisivo. Qualche segnale positivo – continua Boato – negli ultimi mesi è arrivato, ma se poi il problema è solo quello di trovare il modo di sparare comunque la neve con i cannoni, allora vuol dire che non si è colta appieno la gravità del problema. L'ho detto al vertice di maggioranza: non solo il Trentino non è un laboratorio d'avanguardia, ma sconta un gravissimo ritardo rispetto alle regioni del centro Europa». |